CON IL DIGITAL SERVICE ACT LA LOTTA ALLA DISINFORMAZIONE HA PARTORITO UN MOSTRO
Il DSA è un esempio di dirigismo, centralizzazione, controllo politico su attori privati, censura, espropriazione dei diritti di proprietà e, in una parola, fascismo.
La lotta alla disinformazione: una scusa per politiche illiberali, anti democratiche e fascistoidi.
La lotta alla disinformazione e alla misinformazione è una forma di controllo politico e censura della discussione pubblica. Richiede infatti che ciò che viene considerato disinformazione o misinformazione venga censurato.
E siccome manca di definizioni chiare, univoche e condivise di cosa sia da considerare disinformazione e misinformazione, è anche una forma di censura puramente arbitraria.
Che sia puramente arbitraria è un problema, ma non il solo: anche se le definizioni fossero chiare sempre censura sarebbe, sia pure in una forma più trasparente e comprensibile.
Questa politica è diventata legge in Europa, con il Digital Service Act, che ha dato alla commissione europea un potere discrezionale e arbitrario di definire cosa sia disinformazione e cosa sia da censurare.
Il DSA espropria la facoltà dei social, dei motori di ricerca, degli e-commerce, delle app di messaggistica, di chi si occupa di pagamenti elettronici e di tanti altri attori di decidere autonomamente, e la avoca alla Commissione Europea.
Il DSA è un esempio di dirigismo, centralizzazione, controllo politico su attori privati, censura, espropriazione dei diritti di proprietà e, in una parola, fascismo.
Queste politiche sono attivamente sostenute dai media mainstream
I nostri media mainstream sostengono sia la sempre maggiore integrazione e centralizzazione europea, sia la politica della lotta alla disinformazione, nonostante sia antidemocratica e illiberale.
Chi non vuole crederci ed è tentato di liquidare affermazioni come questa come paranoie da complottisti faccia un esercizio di onestà intellettuale.
Sui nostri media mainstream in questi ultimi anni abbiamo trovato praticamente zero articoli critici verso l'amministrazione Biden per quanto emerso dai Twitter Files, zero articoli critici verso Fauci per quanto emerso sulla sua manipolazione del paper sulle origini del covid e sul suo atteggiamento verso la Great Barrington Declaration, zero articoli critici sul DSA, zero articoli critici (o anche non critici, zero articoli proprio) sull'Online Safety Bill nonostante varie organizzazioni per i diritti civili abbiano denunciato come questo provvedimento costituisca una sostanziale abolizione della privacy, zero articoli critici sul regolamento europeo Chatcontrol e su come riduce la privacy, zero articoli sui Lockdown Files e quanto rivelano sulla gestione politica della pandemia, zero articoli o quasi sulle vicende Hunter Biden, zero assoluto sulla più importante causa sulla libertà di espressione in corso al momento - Missouri vs Biden.
Ed è evidente che con queste omissioni - e tante altre - non può esistere un discorso su informazione, disinformazione, libertà di stampa, discorsi d'odio, fact checking, etc.. che abbia minimamente senso.
Quale che sia il motivo di una simile scelta editoriale, il racconto mediatico che ci viene proposto dai media mainstream manca di così tanti pezzi e di pezzi così importanti che è semplicemente privo del benché minimo senso e di qualsiasi aderenza alla realtà.
Il caso Musk è esemplare
Da quando Musk ha comprato Twitter e si è permesso di parlare di libertà di espressione, di dare in mano ad alcuni giornalisti indipendenti lo scoop dei Twitter Files, e di allargare le maglie della moderazione su Twitter, abbiamo letto sui nostri media centinaia di articoli su di lui, che erano più che altro articoli contro di lui.
I nostri principali media hanno dedicato una infinità di articoli a criticare Musk dipingendolo come un estremista di destra, un neonazista, un difensore di ogni sorta di disinformazione e bullismo, un pazzo, un datore di lavoro crudele, etc.. mentre nel contempo hanno evitato di parlare dei Twitter Files e di quanto hanno generato.
Il che è significativo perché gran parte della contestazione alla censura in atto nel mondo occidentale è nata o comunque è scoppiata a seguito dell'acquisto di Twitter da parte di Musk e dei Twitter Files, e dalla sua difesa della libertà di parola (intransigente a chiacchierare e molto parziale nella realtà).
Da questi sono venute le audizioni alla camera con una commissione sulla "weaponization of the Federal Government", la causa Missouri vs Biden (e altre), il recente movimento contro la censura che si è dato appuntamento a Londra (con giornalisti indipendenti come Taibbi, Shellenberger, Russel Brand, C.J. Hopkins), e altre forme di protesta, attivismo, resistenza e lotta per la libertà di espressione e i diritti civili online.
Non sto denunciando nessun complotto, sto descrivendo la realtà della posizione scelta dai nostri media mainstream: d’altronde una copertura così smaccatamente faziosa e militante parla da sé.
Libertà di parola = neonazismo
Cosa bisogna dire di fronte a media che anziché difendere con le unghie e con i denti la libertà di espressione la equiparano al neonazismo, all’estremismo di destra, al razzismo, all’omofobia e chi più ne ha più ne metta?
Dipingere la libertà di parola come neonazismo sta diventando la norma: è una scelta legittima, ma veramente di merda e che richiede un bel pelo sullo stomaco, e c’è da chiedersi dove ci potrà mai portare?
Ma questa è la scelta. Come viene dipinto Musk per avere allargato le maglie della moderazione concedendo maggiore libertà di parola su Twitter? Non certo come un difensore della libertà di parola quale diritto fondamentale di un sistema democratico. Piuttosto come in combutta col neonazismo, il suprematismo, l'omofobia, il complottismo e tutto il resto.
Questa è una scelta precisa su come presentare la libertà di espressione. Chiaro che in un contesto di libertà questa può comportare la presenza di maggiori discorsi di estrema destra per es. (Ma anche di estrema sinistra, solo che questo stranamente non è visto come un problema: difendere Castro, Chavez, Maduro, o qualche altro dittatore assassino di sinistra che abbia distrutto il suo paese, va benissimo).
Ma un simile contesto comporta ad esempio anche maggiori possibilità di discutere in modo critico le scelte del governo e di esercitare il ruolo di controllo che i media e la discussione pubblica dovrebbero avere in un sistema democratico nei confronti del potere politico, del governo e delle istituzioni.
Un simile contesto salvaguarda la possibilità di esprimere e discutere idee minoritarie e controverse, che fino a qualche anno fa almeno era una cosa fondamentale in un sistema democratico, e una importante forma di tutela delle minoranze e di garanzia per il dissenso politico.
Un simile contesto produce maggiore fiducia: se so che la discussione pubblica è controllata e censurata, non posso ritenere di vivere in un sistema democratico o libero, non posso fidarmi di tale discussione, non posso nemmeno fidarmi delle istituzioni e delle politiche che vengono portate avanti, perché so che sono artificialmente protette nei confronti del libero discorso dei cittadini. La censura produce sfiducia nel sistema. La libertà produce - anche - fiducia.
Un simile contesto permette di sapere chi pensa cosa e di discutere ed eventualmente criticare le opinioni che si ritengono sbagliate.
Un simile contesto rappresenta in democrazia una salvaguardia essenziale: la democrazia è un sistema dove persone con interessi, valori, convinzioni, idee, sensibilità diverse e contrastanti dovrebbero riuscire a convivere pacificamente e civilmente, e per questo si basa su un sistema di garanzie reciproche, un sistema più importante che mai quando le differenze, le tensioni, le incomprensioni e la sfiducia reciproche sono molto alte, come oggi. Oggi sarebbe il momento di ribadire quelle garanzie reciproche nel modo più forte e super partes possibile. Cioè di affermarle proprio sul piano dei tanto vituperati principi astratti, generali, universali e formali, così che rappresentino la più forte garanzia reciproca per tutte le parti, non offrano alcuna scappatoia, non lascino adito ad alcun dubbio e possano servire a ripristinare la fiducia o almeno la tolleranza reciproca, rassicurando e calmando gli animi e le tensioni sociali.
E si potrebbero fare molti altri esempi e controesempi, ma il punto da capire qui è solo uno: è significativo che i media scelgano di presentare la libertà di espressione come disinformazione e neonazismo, allineandosi peraltro ai politici fautori del DSA come Thierry Breton, Margrethe Vestager e Ursula Von Der Leyen.
Si tratta di una scelta così estrema che fino a venti anni fa avrei ritenuto impossibile, ma che rivela il punto di vista e la prospettiva da cui guardano le cose.
La lotta alla disinformazione è solo una foglia di fico
Quando crei un contesto in cui puoi censurare la disinformazione e ciò che pone rischi alla democrazia, stranamente i tuoi avversari politici, chi non la pensa come te, il dissenso e l'opposizione, vengono dipinti come disinformazione e rischiosi per la democrazia.
A me non frega praticamente niente delle opinioni di Musk. Ma di recente Sandra Zampa, parlamentare PD, cioè di un partito che ha sostenuto il Digital Service Act, le ha definite su Twitter come una interferenza nel nostro processo democratico, e la prova dell'esistenza di un patto tra Musk e Fratelli d'Italia. E questo è significativo.
L'idea che esprimere un'opinione vicina a quella di Fratelli d'Italia su qualcosa, come ha fatto Musk, possa provare di per sé l'esistenza di un patto tra Musk e questo partito è ovviamente delirante.
Non esiste alcuna logica per cui i tweet di Musk proverebbero quanto sostiene Zampa. Esattamente come non proverebbero l'esistenza di un patto col PD dei tweet di Musk con opinioni vicine al PD.
Ma a parte questo è chiaro che definire le opinioni di Musk in questo modo e lanciargli queste accuse è sì un modo di presentare le cose fazioso, ma anche comprensibile nel contesto attuale, perché utile a sostenere la necessità di provvedimenti contro di lui e la subordinazione di Twitter alla politica.
È chiaro che nel contesto creato dal Digital Service Act, additare qualcuno, qualche media o qualche piattaforma, come "disinformatore" o accusarlo di "interferire nella nostra democrazia" è un modo di proporlo come bersaglio dell'intervento politico. Perciò questo è il modo in cui conviene inquadrare i propri avversari politici o coloro che si vuole costringere ad abbassare la testa.
Questo tipo di comportamento da parte di un politico è anche comprensibile, ma sono abusi di potere che dovrebbero trovare un argine nella critica da parte dei media e dell'opinione pubblica. E invece trovano sostegno, perché questo è esattamente il modo di inquadrare le cose proposto anche dai media mainstream.
E se avevate dei dubbi..
Dopo quanto successo di recente in Israele Thierry Breton ha mandato una lettera a Musk:
Breton ha sostanzialmente avvertito Musk che Twitter rischia sanzioni in base al Digital Service Act se non interviene per fermare la diffusione della disinformazione di Israele/Hamas.
"A seguito degli attacchi terroristici compiuti da Hamas contro Israele, abbiamo indicazioni che la sua piattaforma viene utilizzata per diffondere contenuti illegali e disinformazione nell'UE", ha scritto il Commissario europeo per il Mercato interno Thierry Breton in una lettera a Musk. "Permettetemi di ricordarvi che il Digital Services Act stabilisce obblighi molto precisi per quanto riguarda la moderazione dei contenuti".
"I media pubblici e le organizzazioni della società civile riportano numerosi casi di immagini e fatti falsi e manipolati che circolano sulla vostra piattaforma nell'UE, come ad esempio vecchie immagini riproposte di conflitti armati non correlati o filmati militari che in realtà provengono da videogiochi. Si tratta di informazioni palesemente false o fuorvianti", ha scritto Breton. E ha affermato che Twitter deve adottare "misure di mitigazione proporzionate ed efficaci per affrontare i rischi per la sicurezza pubblica e il discorso civico derivanti dalla disinformazione".
Breton ha chiesto "una risposta rapida, accurata e completa a questa richiesta entro le prossime 24 ore. Includeremo la sua risposta nel nostro fascicolo di valutazione sulla sua conformità alla DSA. Le ricordo che, in seguito all'apertura di una potenziale indagine e all'accertamento della non conformità, possono essere imposte sanzioni".
Breton insomma si comporta come se potesse dare ordini a Musk e dirigere l’azienda al posto suo, lo tratta come un sottoposto, gli intima di obbedire.
Evidentemente le scelte di moderazione non appartengono più a Twitter - o alle altre aziende - ma alla Commissione Europea, e loro sono chiamate solo ad implementarle. (Se volete leggere il meglior libro su questo tipo di sistema leggete Omnipotent Government di Mises, che è per quanto mi riguarda il miglior libro contro il fascismo che conosca.)
Forse i media mainstream, nella loro bolla di irrealtà - quella da cui dicono a tutti gli altri che vivono in una bolla, che sono troppo polarizzati, che non capiscono niente - possono credere alle assurdità orwelliane che rifilano costantemente al pubblico: la censura difende la libertà di espressione, l’abolizione della privacy serve a proteggere i diritti dei cittadini, la libertà di parola è la migliore amica dei dittatori, il controllo politico della discussione pubblica e la censura tutelano la democrazia, Chatcontrol è fatto per proteggere i bambini e così via.
Ma nella realtà il DSA resta un esempio di dirigismo, centralizzazione, controllo politico su attori privati, censura, espropriazione dei diritti di proprietà e, in una parola, fascismo.
E la lotta alla disinformazione è stata il veicolo per procedere in questa direzione: ci ha regalato questa norma e presto ce ne regalerà altre dello stesso tenore.
GRandissimo Dr. Agriesti, la seguo anche sul Miglio verde, ha delle skill nella scrittura al pari di Montanelli e di spaccare al millesimo argomenti difficili e complessi. Un bene per il lettore. per quanto riguarda il DSA le definirei provedimenti / leggi Nazicomuniste, il fascismo è morto da un po, il nazi comunismo e' vivo e vegeto. un cordiale saluto