Rapporto Durham - Tutti gli errori della stampa italiana
Una versione leggermente modificata di un articolo che non è stato accolto su Agoravox
La stampa italiana - non tutta - ha commesso diversi errori nel coprire una notizia a mio parere molto importante come il rapporto Durham.
Prima un breve recap di cosa sia il rapporto Durham. Vederlo nel dettaglio sarebbe lungo e complicato, ma riassumendo all'osso, il procuratore speciale John H. Durham nel 2019 è stato incaricato dall'ex procuratore generale William Barr, sotto l’allora amministrazione Trump, di verificare se c’erano state scorrettezze e irregolarità nelle indagini dell’FBI sulla collusione tra Trump e la Russia, nelle elezioni presidenziali del 2016, il cosiddetto Russiagate.
L’indagine è terminata e i risultati sono diventati pubblici, in un rapporto di poco più di 300 pagine.
Qui il link al rapporto completo (sul sito della CNN)
Il rapporto nel suo insieme ha fatto emergere una serie di comportamenti gravi da parte dell'FBI, ma anche della Campagna Clinton e dei media.
Si tratta di un dato di fatto incontrovertibile, che prescinde ovviamente da qualsiasi opinione su Trump, ma siccome è davvero impossibile sviscerare questi punti nel dettaglio, lascerò in fondo dei link ad articoli che lo fanno, e mi limiterò a citare il rapporto per quel che mi serve, e se alcune affermazioni possono sembrare apodittiche, rimando agli articoli linkati per capirne i fondamenti.
1 - La minimizzazione
Come hanno titolato moltissimi siti e giornali il rapporto afferma che l'FBI non avrebbe dovuto lanciare l'indagine che ha lanciato su Trump. Nel senso che:
l'FBI ha la facoltà di lanciare diversi tipi di indagine, ciascuno con diverse regole da seguire.
Durham scrive che vi erano elementi per una indagine preliminare, ma non per una completa.
L'FBI ha saltato l'indagine preliminare e ha aperto un'indagine completa senza adeguate ragioni e senza adeguati controlli.
Per la precisione nel Sommario Esecutivo il rapporto dice:
L'apertura dell’indagine Crossfire Hurricane è avvenuta precipitosamente dopo aver ricevuto informazioni di intelligence non valutate dall'Australia. È diventata una indagine completa trascurando le indagini preliminari: senza aver mai parlato con le persone che avevano fornito le informazioni, senza una revisione significativa dei database di intelligence dell’FBI stessa, senza cercare se vi fossero altre informazioni pertinenti presso altre entità di intelligence statunitensi e quindi senza esaminarle, senza intervistare i testimoni che sarebbero stati essenziali per comprendere le informazioni grezze ricevute, senza utilizzare alcuno degli strumenti analitici standard tipicamente impiegati dall'FBI nella valutazione dell'intelligence grezza. Quindi, sotto la direzione del vicedirettore Andrew McCabe, il vicedirettore aggiunto per il controspionaggio Peter Strzok aprì l’indagine Crossfire Hurricane in modo forzato e precipitoso.
Questa parte ha ricevuto molta attenzione ed è finita nei titoli di diversi giornali, direi giustamente, perché se non è una notizia importante che il Russiagate non doveva nemmeno essere aperto, non so cosa lo sia.
Parliamo della singola storia che più di tutte ha influenzato la politica americana e di riflesso quella globale, che ha influenzato le elezioni del 2016 e del 2020, che ha cambiato il giornalismo americano, e ha distrutto la fiducia dei cittadini nei media mainstream (come ha scritto Jeff Gerth su Columbia Journalism Review nell'introduzione al suo lungo reportage sul rapporto tra Trump e i media), ed è diventata la base e il supporto per molte altre vicende.
Ecco alcuni titoli di esempio:
ANSA - Il Procuratore speciale Usa: l'FBI non doveva avviare il Russiagate
AVVENIRE - Il rapporto. «Il FBI non avrebbe dovuto indagare sul Russiagate»
Tuttavia ci sono stati alcuni quotidiani che si sono distinti nella minimizzazione di quanto trovato. Per la precisione Il Post e Domani.
Ai quali però bisogna almeno riconoscere di averne parlato, il che non si può dire di moltissimi altri. O non ho trovato gli articoli io - e si vede che li hanno nascosti così bene che cercandoli con parole chiave come “Durham”, “Russiagate”, “Procuratore Speciale”, “Indagine Trump”, non si trovano - o una quantità di siti impressionante non ha calcolato la notizia. Persino l'AGI. E poi Linkiesta, La Stampa, TPI e moltissimi altri.
Sarò strano io, ma è una cosa che mi lascia allibito.
2 - L'interpretazione sottosopra
Ma in particolare Il Post è arrivato a scrivere una cosa falsa o almeno ambigua e fuorviante, sostenendo l'esatto contrario di tutti gli altri:
Durham tuttavia dice che alla fine l’indagine era giustificata, e cioè che dati gli indizi disponibili era giusto aprirla e portarla avanti, anche se critica il modo in cui fu gestita.
No. Non è vero. Durham dice chiaramente, come hanno scritto tutti, che l'indagine che è stata aperta non avrebbe dovuto essere aperta. Dice che c'erano gli elementi per aprire un altro tipo di indagine. Ma questo altro tipo di indagine non è stata aperta. Invece è stata aperta una indagine per cui non c'erano le basi. Il Post ciurla nel manico, giocando sul non distinguere i due tipi di indagine.
3 - Si sapeva già tutto
Una delle cose che sono state più sottolineate è che "si sapeva giù tutto". Ecco alcuni esempi:
Agenzia Nova: “Il documento si limita ad esporre nuovamente alcuni difetti già noti che hanno caratterizzato le indagini e l’inchiesta sul Russiagate, concludendo che l’approccio dell’agenzia non sarebbe stato imparziale.”
Il Post: “Come hanno notato molti media, buona parte delle rivelazioni di Durham sulle irregolarità commesse dall’FBI erano già note”
Atlantico Quotidiano: “Il rapporto, di oltre 300 pagine, non contiene fatti nuovi rispetto a quelli già emersi ormai da anni - e silenziati dai media mainstream – ma è comunque di notevole rilevanza che un procuratore indipendente abbia confermato le ricostruzioni giornalistiche che abbiamo negli anni riportato su Atlantico Quotidiano e che ci hanno permesso di concludere che il Russiagate è stato una colossale bufala.”
Giustissimo farlo notare, visto che è sostanzialmente vero. E rimando alla lettura dell'intero - lunghissimo - reportage di Gerth, in tutte le sue quattro parti, uscito mesi prima del rapporto di Durham, per verificare quanto sia vero.
Tuttavia non deve diventare un argomento per minimizzare o liquidare il rapporto: è comunque di notevole rilevanza che un procuratore indipendente abbia confermato le ricostruzioni giornalistiche precedenti, confermando e documentando tutto.
Inoltre, onestamente, chi è che sapeva tutto? I giornalisti e gli addetti ai lavori, e chi legge per conto suo fonti americane, ma non certo i lettori italiani. Chi ha mai trovato eco sui giornali italiani del reportage di Gerth? o delle voci e del lavoro di quei giornalisti americani che fin dall'inizio hanno effettivamente raccontato tutti i problemi del Russiagate?
Gerth ne indica quattro in particolare: Glenn Greenwald, Matt Taibbi, Aaron Maté e Masha Gessen. Per poter raccontare liberamente questa storia alcuni di loro hanno persino lasciato i giornali dove lavoravano.
Li avete mai sentiti o letti sulla stampa italiana?
Se quattro dei più grandi giornalisti americani (tra cui un premio Pulitzer come Greenwald) - ma mica solo loro - hanno raccontato fin dall’inizio e per anni questa storia nel modo corretto e in Italia praticamente sono sconosciuti è perché la stampa italiana, che non ha certo evitato di occuparsi del Russiagate, non ha però ritenuto per tutti questi anni di tradurre i loro articoli, di intervistarli, o di far conoscere il loro lavoro e il loro punto di vista.
Perciò quando si legge che si sapeva già tutto, non si può che restare ammirati per la faccia di tolla di chi lo scrive, sapendo benissimo di non aver mai raccontato praticamente nulla di quello che "si sapeva" ai lettori italiani.
4 - Tranquilli è già tutto risolto
Subito dopo la pubblicazione del rapporto Durham l'FBI ha risposto affermando, sostanzialmente, “tutto a posto, ci siamo già riformati e non potrebbe più accadere quanto successo con il Russiagate”.
E di fatto nelle sue conclusioni anche il rapporto Durham non chiede nuove norme, ma invita semplicemente a rispettare quelle esistenti. Ecco cosa scrive:
Il Dipartimento e l'FBI non hanno rispettato la loro importante missione di rigorosa fedeltà alla legge in relazione ad alcuni eventi e attività descritti in questo rapporto.
L’indagine ha anche rivelato che il personale senior dell'FBI ha mostrato una grave mancanza di rigore analitico nei confronti delle informazioni ricevute, in particolare le informazioni ricevute da persone ed entità politicamente affiliate. Queste informazioni in parte hanno innescato e sostenuto Crossfire Hurricane e contribuito a rendere successivamente necessarie le indagini del consigliere speciale Mueller.
Si è fatto significativo affidamento su piste investigative fornite o finanziate (direttamente o indirettamente) dagli oppositori politici di Trump. Il Dipartimento non ha esaminato o messo in discussione adeguatamente questi materiali e le motivazioni di coloro che li hanno forniti, persino quando è venuto a conoscenza di significative informazioni che potenzialmente li contraddicevano.
Alla luce di tutto questo, conclude Durham, vi è necessità che l'FBI e il Dipartimento riconoscano che la mancanza di rigore analitico, l'apparente pregiudizio e l'eccessiva disponibilità a fare affidamento su informazioni provenienti da individui collegati ad oppositori politici hanno indotto gli investigatori a non considerare adeguatamente ipotesi alternative e ad agire senza un'adeguata obiettività o moderazione nel perseguire accuse di collusione o cospirazione tra una campagna politica statunitense e una potenza straniera. Pur riconoscendo che col senno di poi tutto è sempre molto più chiaro, gran parte di questo sembra essere stato chiaro anche all'epoca.
Il presente rapporto non raccomanda alcun cambiamento radicale nelle linee guida e nelle politiche che il Dipartimento e l'FBI hanno attualmente in vigore per garantire una condotta corretta e la responsabilità delle attività di controspionaggio.
In ultima analisi, ovviamente, l'adempimento di tali responsabilità dipende dall'integrità delle persone che hanno giurato di seguire le linee guida e le politiche attualmente in vigore, linee guida che risalgono all'epoca del Procuratore generale Levi e che sono state concepite per garantire il rispetto dello Stato di diritto. Pertanto, la risposta non è la creazione di nuove regole, ma una rinnovata fedeltà alle vecchie. La promulgazione di ulteriori norme e regolamenti da apprendere in ulteriori sessioni di formazione si rivelerebbe probabilmente un esercizio infruttuoso se i principi guida dell'FBI di "Fedeltà, Coraggio e Integrità" non sono incisi nei cuori e nelle menti di coloro che hanno giurato di adempiere alla missione dell'FBI di "Proteggere il popolo americano e difendere la Costituzione degli Stati Uniti".
E lo stesso concetto tale e quale hanno riportato molti giornali, tra cui per esempio Il Post, Repubblica e Avvenire:
Grazie a queste indagini precedenti, l’FBI negli scorsi anni aveva avviato un notevole processo di riforma interna per evitare di ripetere gli stessi errori e per riuscire a gestire in maniera più efficace e imparziale le inchieste politicamente sensibili. Anche per questo, alla fine, il rapporto Durham non raccomanda nessun grosso cambiamento al modo in cui l’FBI dovrebbe condurre le indagini da qui in avanti.
L'FBI ha comunicato che nel frattempo erano già stati presi dei correttivi. "Se questi correttivi - hanno spiegato in una lettera inviata al consigliere - fossero stati presi già nel 2016, si sarebbero evitati errori e passi falsi". "Questo - continua l'agenzia - rafforza la convinzione che l'FBI continua a operare con il rigore, l'obiettività e la professionalità che il popolo americano si merita e giustamente si aspetta".
Le conclusioni di Durham sono superate dalla serie di "riforme" ed "azioni correttive" che l'FBI ha rivendicato di aver già intrapreso, ammettendo che "se fossero state in vigore nel 2016 avrebbero evitato alcuni errori identificati nel rapporto".
Insomma, sì c'è stato qualcosa che non ha funzionato con il Russiagate, ma ci sono già state adeguate riforme, è tutto a posto, ma non capiterà più.
Dobbiamo avere fiducia e affidarci all'integrità, alla fedeltà, alla sincerità degli agenti dell'FBI sperando che portino incisi nei cuori e nelle menti i principi di "Fedeltà, Coraggio e Integrità".
Peccato che a distanza di soli pochi giorni sia scoppiato l'ennesimo scandalo che lo travolge. Un documento della corte FISC (che concede le autorizzazioni alla sorveglianza sotto le regole del Foreign Intelligence Surveillance ACT, detto FISA) indica quasi 300.000 casi di mancato rispetto delle norme della Sezione 702, riguardanti le ricerche nei database FISA, tra il 2020 e il 2021.
Semplificando, i dati raccolti attraverso le autorizzazioni di sorveglianza FISA, finiscono in dei database, che sono consultabili solo attraverso precise procedure dettagliate nella Sezione 702 del Foreign Intelligence Surveillance ACT, se non che l'FBI ignora queste regole.
Queste stesse regole erano frutto di una riforma dovuta a precedenti scandali e abusi e tutto il FISA è frutto di un precedente scandalo: il Watergate.
Insomma sono decenni che l'FBI si riforma e viene costantemente beccato in atti di sorveglianza illegale.
E però la maggior parte dei nostri giornali con un atteggiamento di ingenua fiducia, ha ancora una volta creduto al Bureau. Un atteggiamento più scettico non guasterebbe. Le affermazioni dell'FBI, riportate passivamente sulla stampa, assumono un aspetto diverso se le si colloca nel contesto dell'infinita sequela di scandali in cui l'FBI è costantemente coinvolto. Non riporto qui altri esempi, ma li potete trovare facilmente da soli (o se volete qui ne ho riportati alcuni).
5 - Far passare in silenzio il vero fallimento di Durham
In tutto questo la stampa con poche eccezioni ha fallito nell'individuare il più semplice ed evidente dei problemi del rapporto Durham. Semplicemente il rapporto ha fatto emergere dei comportamenti gravissimi. Ma non ha prodotto alcuna accusa personale, non ha portato ad alcuna incriminazione e non ha saputo indicare alcuna soluzione, al di là della retorica moralista e un po' grottesca della conclusione che consiglia di sperare che gli agenti dell'FBI portino incisi nei cuori e nelle menti i principi di "Fedeltà, Coraggio e Integrità". Vale a dire di accendere un cero alla Madonna.
Il vero fallimento del Rapporto Durham è questo. Ma i giornali che hanno di volta in volta evitato di scrivere una riga sul rapporto, riportato quello che dice al contrario, minimizzato, alzato le spalle perché tanto si sapeva già tutto, o perché tanto l'FBI si è già riformato, hanno mancato di sottolinearlo.
Con tutto quello che il rapporto fa emergere, nessuno viene indicato come chiaramente responsabile di aver commesso dei reati e nessuno paga finendo in galera, come dovrebbe essere: è uno scandalo nello scandalo che si possa documentare una cosa simile e non vedere nessuno finire in tribunale prima (Durham è un procuratore, per una condanna le accuse devono essere litigate in tribunale) e in galera dopo, e in particolare nessuno di chi aveva delle posizioni di responsabilità apicali, e non vedere la stampa sottolinearlo a gran voce.
Ma la stampa non era il cane da guardia della democrazia? Non dovrebbe essere lì per difendere le libertà e i diritti dei cittadini e fare pelo e contropelo ai potenti e in particolare al potere politico, alle istituzioni, agli apparati statali?
Non so a cosa sia dovuto questo atteggiamento miserabile. Se si sono persi nel loro posizionarsi pro o contro Trump. Se hanno avuto paura. Se sono stati intellettualmente pigri. Se hanno pensato che al pubblico italiano in fondo non freghi niente. Se hanno affidato gli articoli a stagisti sottopagati che hanno tradotto e copincollato dalle agenzie stampa e da articoli usciti in USA. O a professionisti strapagati che hanno fatto precisamente la stessa cosa (La stampa ha mantenuto un atteggiamento passivo, evitando di ragionare autonomamente e di sollevare domande, anche ovvie).
E purtroppo non lo saprò mai, perché la stampa non risponde mai di come lavora. Nessuno ha dato spiegazioni o ha chiesto scusa per come ha coperto il Russiagate. Nessuno darà spiegazioni o chiederà scusa per come ha trattato il Rapporto Durham. E probabilmente nessuno in Italia presterà attenzione all'ultimo scandalo uscito sull'FBI, che realisticamente resterà l'ultimo solo per qualche settimana o mese al massimo.
La vicenda del rapporto Durham va di fatto presa come un caso di studio per riflettere sull’informazione e la lotta alla disinformazione, la stampa e il suo rapporto con la politica, il ruolo che ha nella discussione pubblica e quello che dovrebbe avere..